Il 27 luglio, alle 8,30, Terry ed io siamo già pronti per la partenza; abbiamo già caricato la moto (travestita da scooter).
Il viaggio ha, come prima destinazione, Lecce centro, presso un Hotel prenotato preliminarmente; non navighiamo nell’oro ma un coupon promozionale, acquistato in rete, ci ha fatto approdare in un albergo molto confortevole a due passi dal centro storico di Lecce, che vogliamo visitare.
Finalmente “stacchiamo la spina” per un paio di giorni.
Ci immettiamo sulla SS16 e iniziamo a costeggiare l’Adriatico, verso Sud, pregustando l’avventura, consapevoli che …. ci fermeremo 2000 volte per il caffè, per una sigaretta ma, soprattutto, per parlottare tra noi di quello che faremo, di come lo faremo e di quanto siamo felici come due adolescenti che scappano di casa; per questo motivo, per le nostre percorrenze, in fase di pianificazione del viaggio, prevediamo sempre il doppio, con una ulteriore maggiorazione cautelativa del 25%, del tempo che realmente si impiegherebbe a raggiungere la meta scelta.
Terry mi regala alcuni dei suoi respiri a pieni polmoni che mi giungono dall’interphon come musica in quanto sono una sonora indicazione della sua gioia di andare in moto (e menomale, che se non le fosse piaciuto andarci, sarei stato…………..
FREGATO!).
Arriviamo ad Ostuni, prima tappa come da piano, e ci inoltriamo nella Città bianca fino a raggiungere Piazza della libertà dove non si può parcheggiare ma una vigilessa comprensiva, dopo che ci togliamo caschi e giubbino tecnico, scambiandoci per due motoviaggiatori arrivati dalla Nuova Zelanda per come ci presentiamo sfatti, scotti e sudati (tutto un trucco per muoverla a compassione
) si muove a compassione e ci fa parcheggiare la moto vicino ad un bar.
Ringrazio e mi avvio verso il punto che la vigila mi aveva indicato e, come al solito …………………… da fermo, inclino un po’ di più la moto che sta quasi cadendomi sulla sinistra
; tendo muscoli, tendini, denti, capelli e ogni fibra del mio esile corpo per tenere su 230 chili di ferro e plastica ma so che cederò fra 3 secondi netti se Terry non mi aiuta ma Terry, due passi dietro di me, mi fa: ”Ale non l’accostare troppo all’altra moto” ………………….. pensate, crede che io la stia inclinando così per mia volontà, come se dovessi mettere la moto a dormire su un fianco e non sul cavalletto!!!!!!!!!!!
Ormai rassegnato a stramazzare al suolo, in un ultimo sussulto di istinto di conservazione le dico: “Mi dai una mano ad alzarlaaaaa????” e solo così lei si precipita e mi aiuta; eureka, sono in piedi e metto il cavalletto.
Terry non conosce l’angolo massimo d’inclinazione di un cavalletto laterale, le piace la moto ma…….non conosce molto bene la moto (ok, togliete pure il “molto bene”
).
Visitiamo il centro storico ostunese, ci abbeveriamo ad un bar e torniamo alla moto che sono le 11.45 circa.
Ci vestiamo come due astronauti, tiro giù lo “shuttle” dal cavalletto e metto in moto, cioè……eseguo l’operazione di messa in moto ma, nessun risultato, né sonoro, né visivo, il tasto rosso sul commutatore di destra, che serve ad interrompere il circuito elettrico, è storto nella sua sede e non ripristina l’accensione; tremo già al pensiero di rimanere ad Ostuni ad aspettare il carro attrezzi, nel frattempo che la mia testa frigge di rabbia e di caldo all’interno del casco, che il sudore inizia a scendermi a rivoli e poi a cascate lungo la schiena, che la colite spastica si attivi immediatamente con stilettate premonitrici di tragici eventi
, cerco di spostare la moto sulla strada, visto che è sul pavimento di marmo lucido del bar ma, a cavallo, cerco invano di far camminare la moto con i piedi che scivolano inesorabilmente sul marmo, al che penso che se Terry mi aiutasse a spingere ce la farei e mi giro per chiamarla ma la vedo che fa una strana ginnastica appoggiata al culo della moto, con le braccia tese e la testa bassa, fa scivolare i piedi simulando una spinta….. in due, stavamo facendo strisciare i piedi sul marmo senza spostare la moto di un centimetro.
Spiego a Terry il problema (giusto per avere compagnia al duolo) poi, inaspettatamente, lei, che non sa a che serve un cavolo di tasto rosso sullo sterzo, poggia il suo minuto indice sul tasto e questo, immediatamente, dà l'ok alla partenza!!! La cosa ha dell’incredibile e, ormai, guardo con sospetto mia moglie; chi sarà mai costei? Una elettrauta in incognito? Una spia della Malaguti? Una fattucchiera?
Ripartiamo salutando la vigila che, senza pagare il biglietto, ha assistito allo spettacolo (pietoso), lasciandoci alle spalle la bianca Ostuni ………………e i suoi pavimenti maledettamente lisci e ci dirigiamo verso Lecce.
Il viaggio è mooolto assolato, e ti credo è mezzogiorno e mezza, ma arriviamo in albergo poco prima di evaporare senza lasciare traccia di noi.
Lascio la moto in garage, saliamo in camera per una doccia ristoratrice e rimuoviamo il fattaccio di Ostuni per non perdere il contatto con la nostra avventura ma la mia avventura col wc … è appena iniziata!
Dopo qualche scaramuccia con il “sanitario”, vinte tutte da “lui”, sono pronto per uscire e ci immergiamo nella Lecce storica, colorata di tanta gente, densa di odori fragranti e nuovi, siamo contenti di essere qui.
Chiamiamo una mia collega che abita a Lecce, a cui avevo promesso una visita se fossi andato nel Salento e lei ci raggiunge. In sua compagnia, visitiamo le parti più belle del centro storico leccese, mangiamo pasticciotti e rustici e ci godiamo questa splendida città.
Il giorno successivo, 28 luglio, partiamo alla volta di Otranto, percorrendo la litoranea e attraversando, non senza fermarci per qualche foto e qualche chiacchiera, posti come S. Cataldo, S. Foca, Torre dell’Orso e, appena prima di Otranto, i Laghi Alimini che vogliamo visitare.
Ai laghi Alimini troviamo che, dal nostro versante, l’unica strada d’accesso al lago grande è una stradina sterrata e stretta, traboccante di buche e ghiaia e parecchio in discesa ma, ed eccoci al motivo per cui chiamo “moto” la mia moto e non scooter, senza esitazioni la imbocco e comincio a scendere verso il lago, senza problemi, supportato da ruote da moto, telaio da moto, forcella da moto, interasse da moto, quindi sono seduto su una moto automatica, sono contento e mi fermo a venti metri dal lago, apro il cavalletto laterale e scendo, gongolante come un tacchino
, a guardare gli pneumatici bianchi di polvere che “Giuliachiappaforte” ostenta orgogliosamente.
Qualche foto, qualche telefonata al parentado preoccupato (preoccupato ?
) e riprendiamo il viaggio verso Otranto.
“Giuliaculodiplastica” risponde alla meraviglia ad ogni comando e noi ci sentiamo coccolati dalla sua comodità. In questo “stato di grazia” giungiamo ad Otranto ma dobbiamo per forza parcheggiare al sole, sapendo di ritrovare la sella simile ad una padella piena di olio bollente; non ci preoccupiamo e, stivati i due caschi integrali nel bagagliaio sotto la sella (quanti di voi possono farlo????
) passeggiamo per la città, sul lungomare, assaporando l’aria profumata di mare e di frittura di pesce; capiamo al volo che abbiamo fame!
Ci accomodiamo in un ristorante che si affaccia proprio sul mare, al fresco e con il mare a non più di una decina di metri, ordiniamo due pizze (e si, uno va ad Otranto per mangiare la pizza, comunque volevamo la pizza !!!) e sediamo il nostro appetito da gioia di essere lì.
Ripartiamo con qualche problema, mio personale, di colite spastica in preoccupante avvicinamento e, io dolorante e copiosamente sudante, Terry rumorosamente respirante e gaudente, arriviamo ad una stazione di servizio di S. Foca. Caffè, sigaretta e ….wc. Nel w.c. non c’è serratura alla porta, oh caspiterina e adesso? Rischio e mi appronto ma sono ancora in piedi alle prese con la mia cintura che la porta si spalanca e un signore si ferma a guardarmi
; attimi di terrore, di furia omicida visto che non posso perdere tempo, poi l’uomo se ne va richiudendo la porta. Non posso rischiare un altro incontro indesiderato mentre sono seduto e inerme quindi……………. Mi tolgo la cintura e la lego al pomolo della maniglia, mi siedo e tengo la cintura tirata verso di me, sperando che non si snodi facendomi cadere all’indietro con conseguenze che non voglio nemmeno immaginare!!! Cielo, questi cinque minuti sono forse la parte più bella della vacanza (!!!!)
Riprendiamo il viaggio e arriviamo a Lecce nel pomeriggio. Le avvisaglie della mia colite, insieme ad un piccolo colpo di sole alle braccia che risultano di un colore tra il nero necrotico, il rosso incendio e il viola-azzurro da ustione di 3°, mi mettono in ginocchio, o meglio, seduto nel w.c; lunghe e penose riflessioni sulla tragicità della condizione umana accompagnano tremori e brividi che mi scuotono e mi debilitano.
Mi metto a letto dolorante e febbricitante mentre Terry corre in farmacia per acquistare qualcosa contro le ustioni e ….. enterogermina da 4 miliardi di spore attive; resto solo con la mia colite, il mio Imodium quasi fallimentare e le mie sedute, con relative riflessioni, si susseguono, fino quasi al dissolvimento dell’essere.
Quando Terry torna mi trova in uno stato quasi catatonico ma con l’espressione beata di chi, nonostante tutto, è felice… di essere dissenterico nel Salento!!!
Mi rimetto in fretta e usciamo a passeggio in una Lecce immersa nelle luci della sera, luci calde che danno a tutto una piacevole sfumatura dorata. Ci sediamo ad un bar di Piazza S. Oronzo e gustiamo un ottimo gelato (io lo prendo allo iogurt per dare rinforzo ai 4 miliardi di spore attive).
Il giorno successivo ripartiamo nel tardo pomeriggio alla volta di casa; il sole tramonta e viaggiamo di sera, con una temperatura meravigliosamente fresca che ci fa gustare ogni km divorato dalle ruote di una “Giulia” pimpante e spedita. In un’area di servizio, all’ennesimo caffè, incontriamo Piero, un motociclista che si avvicina a noi guardando la moto da cima a fondo, curioso di sapere … cosa fosse! Lui è li con un’Aprilia 1200 CapoNord ma gli piace questo strano mezzo con le ruote da moto e ricoperto da quello che sembra l’esoscheletro di un grosso insetto. Ci scambiamo i numeri di cell. e …metto in moto ma, stavolta, fa le bizze il motorino d’avviamento che stenta a girare per via, credo, delle spazzole consumate (figurina di tolla davanti a Piero che sogghigna!
)
In stretto dialetto tranese, apostrofo pesantemente “Giulia” che, così sollecitata, finalmente parte.
Rientriamo a Molfetta alle 22.30, Km percorsi 477.Porto la moto in garage e, mogi mogi, arriviamo alla porta di casa nostra e, mentre sto aprendo la porta, Terry mi fa:
“Quando ripartiamo???”Un po' di foto, per conoscerci->https://goo.gl/photos/DETRJd8Be2WSSL529
e il percorso da Lecce ad Otranto->
https://i.servimg.com/u/f11/19/74/67/85/lecce-10.jpg
Alla prossima avventura